Rende - Guida Turistica

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.: RENDE
 Rende è un comune di 34mila abitanti in provincia di Cosenza. Il comune è composto da una parte collinare su cui sorge il capoluogo, omonimo, e una parte pianeggiante comprendente diversi centri abitati limitrofi alla città di Cosenza. Confina a sud con Cosenza e Castrolibero (dalle quali è separato dal torrente Campagnano), a nord con Montalto Uffugo (separato dal torrente Settimo), ad est con Castiglione Cosentino e San Pietro in Guarano (separato dal fiume Crati) ed a ovest con San Fili (separato dal torrente Emoli). Rende è uno dei centri di origine enotra fondato probabilmente intorno al 520 a.C.; viene citato da Ecateo da Mileto quale centro preellenico col nome di Aryntha. Studiosi locali ritengono che questo popolo, in seguito alla distruzione della propria città Acheruntia, in quello stesso posto, formarono un villaggio a cui diedero il nome di Aruntia (Casa dei forti) che, in prosieguo di tempo, si trasformò in Arintha. Fu municipio romano dopo un'esperienza di contatti magno-Greci e, nel 72 a.C., il suo popolo si ribellò ai Romani a fianco di Spartaco accampatosi nel territorio di Aryntha.Nel corso dei secoli, seguì le sorti della regione e della città di Cosenza nelle travagliate vicende che caratterizzarono quell'oscuro periodo dalla caduta dell'Impero romano alla monarchia normanno-sveva. Venne infeudato dagli Aragonesi alla Famiglia Adorno di Genova nel 1442. Dopo gli Adorno subentrarono gli Alargon Mendoza che vi rimasero fino alle leggi eversive. Durante il periodo normanno fu ceduta da Roberto il Guiscardo al vescovo Conte di Cosenza che allora governava la contea di San Lucido che comprendeva l'attuale San Fili e Mendicino. Durante il Seicento, Rende subì due gravi disastri: l'invasione dei Bruchi nel 1660 e una gelata nel 1670 che paralizzò la vita economica, basata allora esclusivamente sull'agricoltura. Sotto Carlo V il feudo diventò marchesato di Hernando d'Alarcon della Valle, governatore di Cosenza; passò successivamente ai Mendoza che lo conservarono fino al 1817. In seguito, la famiglia Magdalone, rilevò tutti i beni. Grazie alle sue difese naturali non venne mai del tutto fortificata ma munita di una semplice cinta muraria. La parte più antica presenta i segni tipici del borgo medievale. L'attuale centro storico, custodisce, nei suoi monumenti, le testimonianze, di questi secoli trascorsi, come alcune interessanti dimore patrizie vanto di prestigiose casate, che fecero la storia locale di Rende. Mentre, sulla collina del vaglio, spicca per imponenza e altezza, il Castello, punto fermo della cultura signorile rendese nella storia medievale.
Storia:
  Prima dell'attuale esplosione edilizia era un comune a prevalente economia agricola: si produceva tantissimo grano, olive, fichi, castagne, frutta, ortaggi e gelsi per l'industria della seta. Nella contrada Cutura si producevano tonnellate di angurie e meloni; i pastori di Arcavacata producevano un particolare formaggio pecorino. La coltivazione e lavorazione del tabacco da parte del barone Giorcelli torinese trapiantato a Rende nei primi anni del 1900. Nel suo territorio erano sparse diverse piccole industrie (come "La Liquirizia Zagarese"), 8 fabbriche di laterizi, alcune cartiere (come la "Rossi Lasagni"), industrie del legno e di piastrelle per pavimenti, i famosi "Pignatari", i vasai ed altre. A Rende era fiorente l'artigianato, ma con l'emigrazione i provetti falegnami, sarti, calzolai, fabbri, scalpellini e muratori sono partiti per le Americhe. Era sede di una enorme fiera agricola, durante l'ultima decade d'agosto, nella frazione Santo Stefano (allora di proprietà della famiglia Magdalone); si commerciavano animali a migliaia, tra cui mucche, buoi, cavalli, asini, muli e suini. Attualmente la più rilevante attività nel comune di Rende è senza dubbio l'Università della Calabria, in località Arcavacata, che con i suoi quasi 40000 iscritti figura fra le più grandi del meridione. Il principale Ateneo calabrese, oltre a causare l'incremento della popolazione domiciliata nel territorio, costituisce una fonte di vitalità per il commercio, l'edilizia, e il settore terziario in tutta l'area urbana cosentina. Inoltre, l'apporto in termini di attività culturali dei generi più vari (conferenze, concerti, cinema, attività letterarie, mostre scientifiche e così via) ha elevato notevolmente la qualità della vita del comune calabrese.